venerdì 3 maggio, ore 19.30 – (ingresso libero)
Nella poetica di Massimo Triolo vi è la cogente consapevolezza di una visione del reale e del circostante percepito attraverso il prisma delle proprie emozioni; e il suo mondo, quello che egli ha dentro e vive con gli occhi della mente e dello spirito, ne travalica i confini. E’ il leitmotiv, il filo che unisce la raccolta “In ritardo sulla scena”, e che lascia intravedere la ricerca nostalgica di sé e del suo universo interiore. La sua è una forma di espressionismo poetico, capace di evocare immagini icastiche e umori vitali, tensioni verso l’ignoto, interrogativi universali, ma calati nella singolarità di ciascun personaggio che si narra entro la galleria dei tipi umani, che compongono il mosaico di un’opera oscillante tra la dimensione privata e quella dell’intersoggettività.
La poesia diventa, quindi, la forma stessa del dichiarare e del narrarsi attraverso un caleidoscopio di presenze che raccolgono in sé la voce poetica dell’autore. In questo contesto, egli opera una forma di eclissi del suo Sé narrante, a favore della materia narrata nel suo gesto poetico. Il tono delle poesie è talvolta agro, talvolta pervaso di dolcezza, e il disincanto e la rabbia delle precedenti creazioni dell’autore, lascia qui il posto ad un più posato scandaglio interiore e ad un’osservazione più attenta e meno altera del circostante; in queste liriche, l’espressione poetica si fa strumento di un atto quasi demiurgico di creazione di contesti, angoli visuali, scene di vita, umori, che a partire da un raggio spesso apparentemente distante dall’esperienza viva, rimangono ima sostanza dell’ animo del poeta, e frutto di una profonda rielaborazione di intime riflessioni e moti dello spirito che hanno accompagnato il corso di un intero anno del suo recente percorso. Una costante che percorre trasversalmente le tematiche dei componimenti è una forma tenace di spirito laico e umanista, sempre teso ad una sospensione del giudizio e al rifiuto di assunzioni dogmatiche, giusto proscenio ad un’osservazione attenta e meticolosa del materiale umano che la poesia si incarica di raffinare al fine di renderne visibile l’essenza.
Tra i motivi ricorrenti nelle liriche, che costituiscono delle vere e proprie narrazioni piuttosto che dei quadretti contemplativi, v’è un oscuro principio d’indeterminazione presso le questioni fondamentali della vita, una zona crepuscolare e incerta, in cui seppure si corra con logica sul filo dei giudizi di valore – il cui strumento principe è il soppesare – non si perviene mai a soluzioni certe o a connotati di senso che comportino direzioni univoche. Sovente, queste narrazioni, sono lo sforzo compiuto da tutta una galleria di personaggi eterogenei fra loro, per dialogare, confrontarsi, interloquire, con un ipotetico ascoltatore – o interrogarlo ed esserne interrogati entro un ideale circolo ermeneutico – “narratizzando” il proprio vissuto in una sorta di fabula autocritica, che rende ad esso ragioni e forma compiuta; ma anche questo conato, sia esso carico di pathos o pervaso di distanza, non giunge ad alcunché di certo e definitivo; anzi, il più delle volte inciprignisce paura, incertezza e dolore, invece di esserne balsamo.
Infine, un cenno sull’ uso della lingua, frutto evidente della meticolosa e caparbia ricerca di una forma espressiva complessa ma sincera, con scelte etimologiche scomode ma capaci di potenti suggestioni antiche e affascinanti, rese nuovamente possibili, anzi necessarie dall’ Io narrante.
Massimo Triolo ha trentacinque anni, è nato e risiede ad Arezzo. Ha quattro pubblicazioni al suo attivo: “Ratafià”, una raccolta di racconti da lui stesso illustrati, editi da Ibiskos Editrice nel 1996; “Due chiacchiere con il diavolo”, raccolta di poesie edite da Editrice Zona nel 2005;“L’Autore, il pierrot e il gatto nella scatola”, raccolta di poesie edite da Statale11 Editrice nel 2010; e infine il suo ultimo libro: “In ritardo sulla scena” Editrice Akkuaria, 2012 – anch’esso una raccolta poetica.
Triolo ha inoltre esposto in cinque diverse mostre di arte figurativa i porpri lavori in cui prevale un uso minuzioso della tecnica a china: mostra personale “Brachilogie monocromatiche di un’automachia”, Coffee ‘O’ Clock, Corso Italia, Arezzo (14/04/2007 – 30/04/2007); Mostra personale “Angeli,diavoli e poeti”, Io Es e Cappuccino, via Michelangelo Buonarroti, Arezzo (22/09/2007 – 12/10/2007); mostra collettiva “Artcamera – Visioni e voci dell’anima”, Coffee ‘O’ Clock, Arezzo (15/12/2007 – 19/01/2008); mostra collettiva “L’arte rende omaggio all’arte”, Palazzo Comunale di Arezzo (06/06/2008 – 30/06/2008); mostra personale: “Non opera che non peregrina”, Centro Arezzo Factory, Arezzo (26/01/2013 – 23/02/2013).